Analisi politico-clientelare
La riesumazione di politicanti a tempo determinato, con la conseguente rimozione di ragnatele formate in 4 anni di inattività, è cosa scontata nell’arte della politica. Chi ha i capelli bianchi e anche chi li ha persi, conosce alla perfezione la “materia”. Come scontata, è la sindrome del docente da università della politica, di cui sono affetti taluni personaggi. Si riconoscono facilmente, per la loro fervida attività di “suggeritori” soprattutto “social”, con l’avvicinarsi di una qualsiasi competizione elettorale, dopo anni di totale disinteresse alla “cosa pubblica”.
Ma se questa, per così dire pratica, è scontata da parte di chi per anni non essendosi più occupato di politica, tenta una riabilitazione seppur da saccente educatore, un’altra tipologia di comportamento sembra interessare un numero sempre crescente di alcuni cittadini.
Sono coloro che, pur sentenziando la nullità di ogni azione politica compiuta da qualsivoglia rappresentante a tutti i livelli, criticandone e talvolta sbeffeggiando chi si sacrifica spesso per il bene comune, sono pronti a chiedere, in cambio di una x su una scheda elettorale, lavoro, raccomandazioni e favoritismi di ogni genere.
E anche in questo caso, neanche a dirlo, le richieste si intensificano e aumentano in prossimità di elezioni e qualsiasi livello.
Ed è proprio da qui che deve partire la vera rivoluzione, se vogliamo costruire una società basata veramente sul merito, ma soprattutto che pone le fondamenta per una politica realmente fatta per i cittadini. Ma i cittadini stessi devono prendere consapevolezza della forza del consenso, rispetto alla mera soluzione a problemi temporanei e fini a se stessi.
Per dirla in parole semplici, a nulla serve volgere lo sguardo altrove, disinteressandosi completamente di ciò che riguarda la collettività, utilizzando e “sfruttando” poi la politica, odiata e denigrata per 364 giorni all’anno, per ottenere favori o situazioni di privilegio.
Altrimenti tra qualche mese, saremo ancora qui a cercare le motivazioni sulla “scarsa affluenza alle urne”, utile per le statistiche ma inutile per i cittadini.