Mentre il governo va avanti sul fronte economico, per tentare di mettere un argine all’aumento dei prezzi dell’energia e delle bollette per imprese e cittadini, il Presidente Meloni e i ministri competenti per materia, lavorano al superamento della legge Fornero sulle penzioni, che se non modificata, entrerà in vigore dal primo gennaio 2023. Cosa prevede nello specifico lo ricordiamo. Si potrà andare in pensione a 67 anni di età ed almeno 20 anni di contributi versati. L’altra opzione prevede invece la possibilità di andare a riposo con 42 anni e dieci mesi di contribuzione, con un anno in meno previsto per le donne. Alcuni lavoratori infine, potranno godere dell’uscita anticipata dal mondo del lavoro, solo se appartenenti ad alcune categorie indicate dal ministero, come lavori stressanti e usuranti.

Il Ministero del Tesoro, sta studiando ipotesi di apertura di alcune finestre, come per esempio l’uscita anticipata, a 62 o 63 anni con un congruo numero minimo di anni di contributi da valutare, ma anche incentivi per chi decide di restare con un aumento in busta paga che potrebbe raggiungere anche una percentuale pari al 10%.

Ma la cosiddetta “Quota 41”, è la direzione verso cui si sta muovendo il Governo per superare la Legge Fornero prima della sua applicazione. Ovvero l’uscita anticipata a 61 o 62 anni già nel 2023, tenendo in considerazione un numero di anni minimi di contribuzione, oltre ad alcuni incentivi per chi decide di posticipare l’uscita dal lavoro. Al vaglio, anche la possibile proroga di “Quota 102”, dell’ Ape sociale e dell’ “Opzione donna”.

Se approvata, come funzionerà “Quota 41”? Da fonti governative, oltre ai contributi versati si potrà andare a riposo con 61 o 62 anni di età, con una cifra che interesserebbe circa 50 mila lavoratori e una spesa di poco meno di un miliardo di euro per le casse statali. Si ragiona anche sul riscatto della laurea agevolato e la defiscalizzazione della previdenza complementare.

Va ricordato che secondo l’iter regolare, la manovra finanziaria, per il via libera definitivo, deve essere approvata dalle Camere, entro il 31 dicembre. La Costituzione prevede però il limite del successivo 30 aprile, oltre la scadenza di fine anno. Procedura che va autorizzata con una legge apposita che conceda l’esercizio provvisorio del bilancio e per non più di quattro mesi.

Nonostante i tempi ristretti, da fonti del governo si respira ottimismo anche alla luce dell’apertura, seppur tiepida da parte di alcuni sindacati, delle parti sociali durante l’ultimo incontro a Palazzo Chigi.

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