Un tempo c’era la prima repubblica. Fatta da governi che duravano relativamente poco, quasi mai un’intera  legislatura, ma che aveva come caratteristica principale, il  dialogo costante e continuo con gli elettori, da parte della classe dirigente e dei militanti. Il cittadino conosceva e spesso frequentava le “sedi di partito”, dove poteva non solo confrontarsi con i suoi rappresentanti, ma poteva svolgere l’attività politica e dare il proprio contributo a qualsiasi livello. Certo, non possiamo non sottolineare anche gli aspetti meno “nobili”, del fare politica di quell’epoca. Caratterizzata dal crescente clientelismo da parte di alcuni esponenti politici,  che offrivano posti di lavoro spesso ambiti, in cambio di voti per la successiva candidatura.  La quale pratica, ha consentito carriere durature nel tempo anche da parte di alcuni “improbabili” protagonisti.
Ma questo ha rappresentato uno spaccato della nostra società, che ha certamente incancrenito certi atteggiamenti di molti elettori i quali, specialmente in tempo di crisi, tendono a ricercare un posto al sole” nella giungla del mondo del lavoro.

Dal 1992, avviene il terremoto scatenato dall’ inchiesta “Mani pulite” condotta dal pool di Milano, che  spazza letteralmente via tutti i partiti della fu “prima repubblica”, rappresenta senza alcun dubbio l’nizio di una nuova era non solo politica, ma storica.

Tutti i partiti infatti che hanno rappresentato la storia dello stivale,  già dall’ immediato dopoguerra, vengono cancellati e lasciati appunto alla storia. Parliamo della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista fra tutti, ma anche  del  Partito Comunista, il Partito Liberale, il Partito repubblicano e via via tutti gli altri.

Nasce per intuizione di Silvio Berlusconi il “bipolarismo”. Due formazioni politiche , centrodestra e centrosinistra, che si contenderanno, senza escllusione di colpi,  governi e potere. Per anni  il “berlusconismo” ha,  nel bene o nel male,  caratterizzato e segnato la politica e la storia d’Italia dopo Tangentopoli.
Da non sottovalutare per completezza di informazione, che negli anni successivi, alcuni partiti usciti indenni da quella fase politico giudiziaria, sono stati oggetto di accurata osservazione per finanziamenti illeciti o poco trasparenti arrivati soprattutto dall’estero. Ricordiamo a tal proposito la precisa accusa che fece Bettino Craxi all’indirizzo del PCI, durante il suo ormai famoso interrogatorio.

Con un balzo in avanti arriviamo ad un’altra data importante: 4 ottobre 2009 , nasce ufficialmente il Movimento 5 Stelle, figlio di un’altra data da segnare:  8 settembre 2007, giorno del “Vaffa-Day”, manifestazione anti casta, organizzata da un vulcanico Beppe Grillo, il quale aveva già iniziato l’attività politica in maniera presente, con il Blog aperto insieme a Gianroberto Casaleggio, vero  “Deus ex machina” dei penta stellati.

Ma il tempo come sempre è galantuomo e rivela presto o tardi il vero volto delle cose e della persone . Ecco perciò che per i fintostellati, da “casti a casta” il passo è breve, come dimostrato dalle tante dichiarazioni fatte durante la loro “ascesa al potere”, puntualmente smentite dai fatti.  Ne citiamo alcune per dovere di cronaca e per non annoiare il lettore,  come ad esempio  il vincolo dei due mandati e le non alleanze con altri “partiti tradizionali” PD in testa. Sulle poltrone elargite, stendiamo il classico velo, per non oscurare la ben nota ditta di divani.

Poi c’è stato il tempo del non  voto per colpa dei mercati finanziari in fibrillazione e il conseguente  rischio per economia e conti pubblici.
Successivamente è stata la pandemia a bloccare tutto,  in seguito da portare a casa e programmare il PNRR,  ( acronimo sinistro che significa Per Non Rischiare Rimandiamo).
Il  rischio dello stallo istituzionale, con Draghi candidato in pectore o più accreditato per il Quirinale e il velato rischio del doppio ruolo, ha poi di fatto cristallizzato la situazione con la rielezione di Mattarella.

Infine finalmente ( consentitemi un filo di soddisfazione), è stato concesso agli italiani di andare alle urne per decidere, in nome del popolo sovrano,  da chi  farsi governare.

Ora, per fare un balzo di un anno e non annoiare il lettore, arriviamo alla proposta di riforma istituzionale, proposta dal Governo e da Giorgia Meloni in testa,  che vuole una volta per tutte mettere un blocco a trasformismi e ai cosiddetti giochi di palazzo.  In sostanza quegli artefici parlamentari e istituzionali, che hanno fatto si che la nostra nazione fosse governata da chi non ne aveva diritto e numeri.

Tutta la sinistra è in fibrillazione e,  per dirla con le parole di Giorgia Meloni, piuttosto “agitata”, perché la terra sotto i piedi sta inesorabilmente franando, davanti a chi mantiene ciò che promette, che tenta di risolvere i problemi in maniera strutturale, con competenza e autorevolezza.  Al contrario di chi per anni ha guidato  la Nazione senza avere la patente, ma soprattutto non conoscendo la differenza tra un comico e un presidente del consiglio. Forse perché per due volte rappresentavano la stessa persona.

P.P.

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